domenica 5 febbraio 2012

La vita dei gatti - prima parte -

Da bambina non mi fidavo dei gatti. Forse perché quello che conoscevo meglio era il gatto rosso dei miei nonni, il cui passatempo preferito era appostarsi tra i cespugli e tendere agguati agli umani che gli passavano davanti. Direi che mi faceva un po' paura e cercavo di evitare di stargli troppo vicino.
Oltre a questo, avendo sempre avuto un certo spirito da bastian contrario, ero fiera di dire che io preferivo i piccoli roditori, come i criceti e i porcellini d'India che ho avuto per tutta la mia infanzia, ai gatti che invece erano tra gli animali preferiti della maggior parte della gente.
Avrei tanto voluto un cane, ma i miei genitori furono irremovibili. Anche quando ero ormai al liceo e ci trasferimmo nella nuova casa con giardino, di cani non ne vollero sentir parlare. Allora ripiegai su un gatto e, benché prima che io nascessi avessero avuto un'esperienza poco felice con una gattina bellissima ma abbastanza selvaggia e problematica che avevano dovuto dare via perché in appartamento proprio non si adattava a stare, mia mamma e mio papà si dissero d'accordo e così andammo al vicino rifugio per animali e lì trovammo il nostro Hitch.
Dal suo arrivo tutti i miei pregiudizi sui gatti svanirono. Fui immediatamente conquistata da quel piccolo essere bianco e grigio, che certamente non aveva nulla di infido o minaccioso.
Da quel giorno di quasi quindici anni fa ho avuto modo di conoscere diversi altri mici che popolano questa zona, e di osservare le loro diverse personalità e il modo di relazionarsi gli uni con gli altri, come in una piccola società felina.

Oggi il mio adorato Hitchcock è ormai il più anziano tra i gatti di mia conoscenza, a fine maggio compirà quindici anni (e gli dedicherò senz'altro un post tutto per lui). Ma quando lo portammo a casa i vecchietti erano i tre gatti di mia zia, che abita adiacente a noi. C'era Tito, che era davvero vecchietto, poi il grasso Micky, un gattone rosso reso ancora più ciccione dalle cure al cortisone che aveva dovuto fare, e infine Pocket, trasferitosi di sua volontà a casa di mia zia qualche anno prima, dopo, pare, divergenze con il ragazzino figlio dei suoi padroni.
Quando Hitch cominciò ad uscire, divenne molto amico di un gattino che aveva circa la sua età, un micio bianco e nero con cui scompariva per ore, con mia grande preoccupazione. Li rivedo scendere insieme lungo la strada, di ritorno da qualche scorribanda nei giorni d'estate. Addirittura Hitch lo portava in casa, al piano di sopra, e insieme si facevano un'allegra scorpacciata di crocchette. Insomma, erano grandi amici.
Poi, crescendo, si vede che ognuno prese la sua strada, e sono anni che non vedo più quel gatto. Immagino che stia sempre nelle immediate vicinanze di casa sua, proprio come fa Hitch ora.
Poi entrò in scena Blankic. In realtà aveva un altro nome, che non ricordo, ma io lo chiamavo così. Blankic era un gattone bianco di proprietà di una coppia di nostri vicini, che si vede avevano una passione per gli animali bianchi, perché avevano anche un grosso cane dello stesso colore. Pare che Blankic fosse molto legato a questo animale, che purtroppo ad un certo punto morì e il povero micio ne fu abbastanza distrutto.
Cominciò a frequentare il nostro giardino, e all'inizio questo mi faceva piacere, lo accarezzavo eccetera. Però Blankic era piuttosto scontroso con Hitch, il quale ne aveva un certo timore. Inoltre si faceva sempre più invadente, e passava molto più tempo da noi che a casa sua, specialmente quando a curare le bambine dei vicini c'era la nonna, una stramba signora che lo apostrofava spesso con "tu, bestiaccia"  :)
Mi ricordo che certe mattine quando si scendeva di sotto trovavamo Blankic (che entrava dalla portafinestra che a quel tempo lasciavamo socchiusa fin dal mattino molto presto per lasciare uscire il nostro gatto) piazzato sulla sedia Ikea nella sala, con un'aria truce come a dire, provateci a farmi sloggiare.
Insomma, per quanto uno amasse gli animali, Blankic non era proprio il massimo, e si faceva sempre più prepotente e scorbutico nei confronti del povero Hitch.
Fortunatamente la sua famiglia si trasferì e non lo vedemmo più.

Blankic era do poco partito per altri lidi, che comparve Freud, il gamaldo gatto dei nuovi vicini di cui ho già scritto in un precedente post. Io e Fro, malgrado la sua natura piuttosto infida e la sua passione per gli agguati alle gambe, diventammo subito amici, e anche Hitch accettò di buon grado la sua presenza, benché a volte abbiano qualche piccolo battibecco. Se è vero che Freud ha sempre rispettato il mio gatto, per una questione di maggiore anzianità, suppongo, penso che allo stesso tempo nutra una certa gelosia nei suoi confronti, perché sotto sotto non gli dispiacerebbe prendere il suo posto in casa nostra.
Così capita che d'estate il mio povero Hitch trovi il suo posto preferito sotto alla siepe o nell'aiuola già occupato da Fro. Oppure che se lo trovi sulla sedia sdraio sotto al castagno.
Per non parlare di tutto le crocchette che Freud si è sbafato dopo essersi introdotto in casa.
Tutto sommato però i due sono amici, e Hitch lo saluta sempre con un "frrrr" quando lo vede fuori dalla porta finestra.

L'ultimo capitolo di questo primo post sui gatti della mia vita riguarda un periodo che io definirei quello del fast food.
Negli anni giovanili di Hitch lo lasciavamo uscire molto presto al mattino, anche alle 04.00
Così mia mamma, quando lui andava da lei a toccarle la testa con la zampetta, si alzava, poveraccia, scendeva le scale e apriva la porta finestra quel tanto da permettere al gatto di uscire nel buio, e poi se ne tornava a letto. Questo compito spettava quasi sempre a lei, dato che mio papà non si svegliava assolutamente e da me Hitch non veniva, lui andava sempre e solo da mia mamma, alla quale è da sempre molto legato.
Freud, naturalmente, capì subito che il rumore del motore delle tapparelle significava via libera a casa nostra. Così spesso mentre Hitch usciva lui entrava, delle volte facendo una bella soffiata a mia mamma, e ovviamente ripuliva qualsiasi piattino in cui trovasse delle crocchette. Dopodiché delle volte veniva a dormire con me, oppure usciva nuovamente.
Dopo un po' Hich rientrava, trovava il piatto vuoto e naturalmente veniva da me o da mia mamma a reclamare la sua parte. Tutto ciò ancora prima dell'alba.
Ad un certo punto si aggiunse anche un piccolo gatto nero, che credo abiti in una delle case lungo la strada. Mi ricordo che una volta sentii i miei gerbilli, la cui gabbia di notte stava nello studio, che battevano il piedino. Lo fanno quando avvertono un pericolo. Così mi alzai e trovai il gattino nero ricurvo sulla loro gabbia, con il naso incollato alla grata.
Mentre Hitch e Freud ormai non gettavano neanche più un'occhiata agli animaletti, per il pestifero micio nero rappresentavano un'interessante novità.
Insomma, nelle prime ore del mattino c'era un gran viavai in casa nostra. Chi saliva per le scale, chi scendeva, chi sgranocchiava crocchette, chi molestava i poveri gerbilli, chi reclamava da mangiare, chi occupava abusivamente il mio letto.
Tutto perché non volevamo chiudere fuori per ore Hitch nella notte. Essendo poi una casa con poche porte, era impossibile impedire ai gatti di salire di sopra.
Finché decidemmo che Hitchie sarebbe uscito a orari più ragionevoli, e che la portafinestra sarebbe rimasta chiusa, e così facciamo da allora.
Due aneddoti ancora su quel periodo.
Ricordo un mattino all'alba in cui scesi a vedere che cosa fossero i rumori che provenivano dal piano di sotto. Scoprii Hitch e Freud tutti presi dal cercare di acchiappare una grossa farfalla notturna. Mi sembrarono due ragazzini che giocano insieme alla playstation.
Oppure una volta che, mentre versavo un po' di crocchette nel piattino di sopra, Hitchie, esasperato dalla concorrenza di Fro, gli diede due sberle proprio sul naso, che Freud incassò senza battere ciglio.
O ancora di un buio mattino in cui feci uscire Hitch nelle tenebre e, neanche il tempo di risalire le scale, udii delle urla veramente raccapriccianti, e pensai, santo cielo, lo hanno brancato!
Sapevo che tra gli alberi vicini vivevano delle faine (o animali simili) che facevano strage di ghiri di cui regolarmente trovavamo i resti sotto alla terrazza, dei veri serial killers.
Così aprii la porta di ingresso per chiamare Hitch, il quale comunque aveva già fatto il giro della casa e stava correndo su per le scale verso l'entrata, le orecchie ritte e uno sguardo allarmato.
Una volta in casa voleva comunque uscire in terrazza a indagare, come stava facendo Fro, che appollaiato sul parapetto protendeva il collo verso il buio da cui si erano levate quelle grida tremende.

Termina qui questo primo post sulla vita dei gatti, il seguito prossimamente.

Hitch, Freud e il gatto nero

9 commenti:

  1. Che bellissimo racconto!
    Sembra di vederle le scene che hai saputo raccontare così bene e non mi è difficile immaginare le levatacce all'alba di tua madre conoscendo bene certe abitudini gattesche.

    Freud comunque ha un'espressione da vero maramaldo. ;-)

    Prima o poi anche io scriverò qualcosa sugli inquilini a quattro zampe che frequentano casa mia, la loro storia ecc.

    Beh, dagli un bacino da parte mia.
    Ma con Polly vanno d'accordo?
    I miei hanno praticamente sottomesso il povero Marty, il jack russell. Ormai anche lui si sente un gatto. ;-)

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    1. Sono contenta che hai apprezzato le piccole storie dei mici che bazzicano la mia casa svizzera (che può suonare snob detta così, ma semplicemente io sono svizzera, anche se passo la maggior parte del tempo a Milano, e tutta la mia famiglia abita quindi in Ticino, gatti compresi :)
      Polly invece sta qui a Milano, allo studio dove lavoro, dunque non si conoscono. Immagino comunque che il cane abominevole farebbe la fine del tuo Marty, se avesse a che fare con Freud e compagnia, eh eh eh!

      Fro è davvero un gatto straordinario, e veramente ha un'espressione fantastica :)
      Anche in questi giorni di gelo, poi, lui è spesso in giro a zonzo come se niente fosse.

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  2. ciao Martigot!
    Ho adorato leggere la tua storia e mentre ti leggevo ero prigioniera di Jel che appena mi vede seduta mi salta in grembo e non c'è verso di sottrarsi.
    E' un dolce certosino che ho adottato da un anno, dopo che Lorenzo se ne è andato...
    Pensa che nonostante sia l'ultimo arrivato si è fatto amare da tutti gli altri componenti pelosi della mia famiglia. E' un gran ruffiano che fa sempre la vittima, ma in realtà è un volpone grigio con gli occhi di miele.
    Ho incontrato tanti gatti lungo il mio viaggio e li ho sempre scoperti compagni unici e speciali; prendersene cura ti ripaga immensamente.
    Rende più estroversi ed aumenta la propria autostima e poi, come diceva il poeta Verrall Lucas, il gatto riesce ad essere sempre la donna più attraente della stanza per il suo sottile magnetismo.
    Baci sui nasi umidi dei nostri miciamici!

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    1. Ciao Maura,
      sono felice che le avventure della mia combriccola ti siano piaciute :)
      Eh, sì, i gatti sono davvero dei piccoli adorabili despoti. Però, come ogni altro animale del resto, rendono migliore la nostra vita. Quindi ci facciamo despotizzare (non so se esiste questa parola) volentieri.
      Un saluto a te e ai tuoi mici :)

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  3. Hahahahha delizioso questo Freud!

    Io Adoro i gatti, non potrei vivere senza. Anche se non sono molto ricca, e se fatico a fare il giro completo, la mia casa è sempre aperta alle creature della natura!

    I tuoi ciccetti sono adorabili!!! :D

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  4. Grazie Volpina :-)
    Oltre alla combriccola gattesca c'è anche una tua simile che di notte si aggira dalle nostre parti e che si fa delle gran scorpacciate di biscotti secchi (se fosse un po' troppo cicciotta mi sa che la colpa è nostra...)

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  5. NOOOOOO CHE DOLCEEEEEEEEEEEEE!!!!! Non siete riusciti a fargli una foto? Ohhh che carina!!!

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  6. L'abbiamo vista una sera verso mezzanotte che scendeva lungo la stradina. All'inizio pensavamo fosse un cane, invece quando è passata nella luce del lampione, bè, era proprio una volpe. Spesso si trovano le sue cacchette in giardino :-) Ci credo, con quei biscotti e altri dolci tipo le tremende torte di mia nonna (ssshhhh, acqua in bocca)...
    Se fosse sulla strada dell'obesità l'abbiamo sulla coscienza.

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    1. hahahaahahh che ridere XD le cacchette a volte sono stupende... sembrerò stupida ma quando i miei gatti erano piccolissimi, ammiravo con dolcezza le loro piccole cacchine... le trovavo così tenere hahahah ora fanno mezzo kg di roba e in giardino non ci cammino MAI.

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