venerdì 10 agosto 2012

Sacrifici

L'altro giorno mentre eravamo a tavola alla radio hanno trasmesso un servizio sulla sonda della Nasa recentemente atterrata su Marte. Ascoltavo con interesse perché l'idea dello spazio, e dei viaggi spaziali, ha sempre esercitato un certo fascino sulla mia immaginazione. Proprio ultimamente stavo pensando   che mi piacerebbe scrivere dei racconti ambientati appunto in un contesto spaziale, in un'epoca in cui questo tipo di viaggio fosse possibile e ci fossero altri mondi conosciuti su cui approdare.
Non una novità, certo, ma se mi riuscisse di trovare la chiave giusta forse potrei fare qualcosa di interessante (forse, e la mia pigrizia permettendo).
Così me ne stavo lì contenta ad ascoltare l'intervista a questo esperto che parlava piacevolmente della sonda Curiosity, di Marte, delle difficoltà che ad oggi rendono impossibile mandare esseri umani così lontano (a chi interessasse è a causa della prolungata esposizione a radiazioni cosmiche cui gli astronauti sarebbero esposti durante il lungo viaggio), finché ad un certo punto l'intervistatore ha chiesto:
"Ma quando pensa che si potranno mandare lassù esseri viventi, come fu per la cagnolina Laika, o una scimmia, ad esempio?"
Questo non mi è proprio piaciuto. Avrei voluto chiedere a quel giornalista, perché invece non si offre lei volontario per essere lanciato in orbita? La povera piccola Laika sacrificata dai russi tanti anni fa, non penso sia stata felice mentre si trovava abbandonata su quella navicella che sarebbe stata anche la sua tomba.
Trovo terrificante l'idea di mandare nell'ignoto un essere senziente, solo negli abissi dello spazio, ad affrontare un lungo viaggio pieno di incognite e di solitudine, da cui con ogni probabilità non farà ritorno. E a che pro, poi? Per dimostrare che cosa?
Un'ennesima prevaricazione, un ennesimo ricorso agli animali come a soggetti sacrificabili da utilizzare per sondare il terreno, per sperimentare in nostra vece. Persino nello spazio vogliamo esportare il nostro antropocentrismo terrestre?

Tutto ciò mi ha riportato alla mente le parole conclusive di un episodio di Dylan Dog, Alfa e Omega, storia di influssi extraterrestri che Dylan scopre infine essere dovuti ad uno scimpanzé mandato molti anni prima nello spazio, dove, dopo che la navicella aveva smarrito la rotta, era sopravvissuto, acquisendo capacità mentali immense.
In generale non una delle mie storie preferite, ma amo moltissimo il finale, quando la scimmia racconta a Dylan la sua storia.
Riporto qui sotto le sue parole, scritte da Tiziano Sclavi, e la tavola conclusiva.

"Omega portava nella capsula un essere vivente...io. Il mio nome in codice era Alfa...Non è buffo? Alfa e Omega, le due lettere greche che simboleggiano il principio e la fine...
Mi lanciarono lassù sapendo che non sarei mai tornato...un sacrificio programmato in nome della scienza!
Gli elettrodi conficcati nel mio cervello dovevano trasmettere a terra chissà quali informazioni...finché Omega non fosse esploso...principio e fine dovevano bruciare nel fuoco di una nuova, piccola, inutile stella...
Ma non fu così. Qualcosa non funzionò. Il satellite, come sai, uscì dall'orbita, e volò verso l'infinito.
Puoi immaginarti quello che provavo? Solo, nel vuoto, andando incontro a quella morte così strana, così immensa?
No, non puoi...nessuno può...quello era il terrore...ciò che io ho seminato qui, oggi, è solo una piccola, ridicola paura...
Quell'uomo, quello che ti ha parlato di Omega, non ha fatto cenno a me. Mi hanno dimenticato...per loro, per il mondo intero, io sono come il nulla nel quale mi hanno scagliato..."
(Dylan Dog n.9, Alfa e Omega, testi di Tiziano Sclavi, disegni di Corrado Roi)

Tavola di Corrado Roi, Dylan Dog n.9





6 commenti:

  1. Il sacrificio inutile di Laika...
    Quante volte ho pensato a questa cucciola ed al suo destino segnato da un uomo cinico e con il gelo nel cuore.
    Quante volte ho cercato di immaginare cosa mai avesse potuto provare durante questo suo viaggio senza ritorno, il terrore nella solitudine, la sofferenza fisica atroce tra pulsazioni altissime che le dilaniavano il cuore, la consapevolezza dell'abbandono del suo "amico" uomo che tanto l'aveva addestrata a quel gioco mortale...si chiude la capsula per sempre...
    L'arroganza umana, questo sentirsi un dio che padroneggia su tanti esseri senzienti dal cuore buono, che mai e sottolineo mai sarebbero in grado di fare altrettanto nei nostri confronti, che amano senza secondi fini e che danno indietro il centuplo di quello che ricevono!
    Da qualche parte nella mia anima, c'è un luogo dove Maura rimarrà sempre bambina, dove è protetta dall'ingenuità e dalla spontaneità tipica dei fanciulli (che poi uno si rovina crescendo e se ne dimentica) dove ho sempre voluto immaginare anche per Laika un destino diverso, dove mi ostino a credere che esseri veramente intelligenti l'abbiano potuta trarre in salvo.
    Ciao Martigot e grazie di averci ricordato anche questo di animale abbandonato...

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    1. Cara Maura, condivido la tua riflessione.
      E che bello sarebbe se questa cagnolina fosse stata tratta in salvo da un extraterrestre gentile...e vivesse ancora su un lontano pianeta dove nessuno ha mai pensato di farle del male...

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    2. Lo sai che quando ero piccola e mi sentivo un poco esclusa dai "grandi" che dovevano discutere di cose importanti (sono nata dopo 10 anni dai miei due fratelli)mi capitava di uscire, guardare in alto verso il cielo infinito e desiderare che un extraterrestre gentile venisse a prendermi?
      Extraterrestre...mi sa che quà gli extraterrestri siamo noi!

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  2. Ciao Martigot,
    che bello (e al tempo stesso triste) questo tuo post in cui si evidenzia quanto lo sfruttamento degli animali da parte dell'uomo non conosca remore, non conosca tregua, né confini, tanto infinite sono le declinazioni in cui esso avviene.

    Credimi, tante volte ho provato ad immaginare cosa deve aver provato quella povera cagnetta, così come gli scimpanzé inviati nello spazio, ma, proprio come dice quello del racconto di Sclavi, nessuno può capire quanto immenso debba essere stato quel terrore. Un terror panico, annichilente, devastante. Da uscir pazzi anche solo a pensarci.
    Almeno un essere umano che andasse di sua spontanea volontà avrebbe la curiosità di sapere, di conoscere, di vedere, ma un animale che si trova lì, in quelle condizioni, senza sapere...

    Curiosità: anche io oggi ho citato, solo il titolo però, un'opera di Sclavi. ;-) Si vede che siamo in sincronicità.

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    1. Penso che Sclavi abbia descritto benissimo le sensazioni che si proverebbero in una situazione simile, gettati così nell'ignoto.
      Come dici tu, se è una libera scelta di un essere umano, benissimo, ma imporre una cosa del genere...
      Ho letto il tuo bell'articolo e ho naturalmente notato la citazione nel titolo :-)

      Ti segnalo un bel libro, a proposito di Dylan Dog, "Dylan Dog, l'amico degli animali", scritto dal veterinario Alessandro Paronuzzi, dove si analizza l'animalismo presente in questo fumetto, prendendo spunto da diversi episodi.
      Una lettura scorrevole ma interessante e sensibile.

      un saluto

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  3. cosa DEBBA aver provato (non deve). :-D

    scusa, ma la precisina che è in me a volte non riesce a star zitta.

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