Rispettivamente un gatto bianco e grigio, una Terranova un po' traballante nera come la pece, e un criceto russo, minuscolo ma con una grande personalità.
Hitch va per i diciassette anni, Polly ne ha compiuti quattordici prima di Natale, e Clinty a marzo fa due anni, che è suppergiù l'età media di vita dei criceti.
Insomma, sono circondata da vecchietti.
Vecchietti che amo moltissimo, che vorrei potessero rimanere con me per sempre. Invece devo prepararmi a separarmi da loro.
Non riesco neanche ad immaginare il vuoto che lasceranno.
So che è inutile deprimersi e rimuginare su questo tema. Se si prende con sé un animale bisogna mettere in conto che un giorno ci lascerà. Bisogna accettarlo.
Solo che, osservandoli, il mio Hitch, un po' spelacchiato, che ronfa sul cuscino, Polly il cane abominevole sdraiata sul suo tappeto davanti all'ingresso dello studio, che scodinzola quando i nostri occhi si incontrano, e Clint, per il momento in grande forma e dedito a straordinari momenti fitness sulla sua ruota, ecco, mi esce un sospiro.
Tutti i miei precedenti animaletti (criceti, porcellini d'India, gerbilli, un coniglio e un topolino) riposano sotto l'aiuola fiorita in giardino. Io penso che quell'aiuola sia così bella e rigogliosa anche grazie a loro, che sono diventati parte di lei, dei suoi bei fiori.
Tocca sempre a mia mamma seppellirli. Forse perché è la più pragmatica della famiglia.
"Più che vecchi non si può diventare" mi dice a volte, citando sua nonna.
In effetti, così stanno le cose. Anche se sono sicura che quando Hitch se ne andrà (scongiuri!) sarà diverso, perché lui è sempre stato il suo bambino peloso.
Su mio papà in quei momenti non si può contare, essendo lui il più sensibile di noi. Pur essendosi occupato raramente dei miei roditori, la loro morte lo ha sempre colpito.
Ogni volta che, negli anni passati, portavo a casa un nuovo animaletto, mi diceva, "ecco, così un giorno dovremo seppellire anche questo". O quando non lo diceva era questo il suo pensiero, lo so.
Ma io senza animaletti non potevo stare, anche se sapevo che il loro tempo nella mia vita sarebbe stato limitato.
E così ho sempre ricominciato con un nuovo piccoletto, e ogni volta, dopo la fase di ambientamento, l'ho visto/visti prendere il loro posto nella mia quotidianità, sviluppare le proprie abitudini, il proprio carattere unico e irripetibile, il proprio modo di rapportarsi con noi umani di casa.
Li ho visti cuccioli, poi farsi più robusti nel pieno della loro esistenza, rotolarsi beati nella sabbietta, mangiare di gusto le loro verdure, dormire vicini, correre sul mio tappeto o farsi pisolini nel mio vecchio giacchette di lana rosa. E poi li ho visti invecchiare, farsi magrolini e un po' gobbi, e addormentarsi per sempre. Così dovrebbero sempre andarsene.
Invece alcuni si sono ammalati, e queste malattie se li sono portati via.
Quando prendi con te un animale, non sai quale sarà il suo destino. Puoi solo fare per lui tutto il possibile per dargli un'esistenza serena, ed esserci nella buona e nella cattiva sorte.
E poi portarli sempre con noi, nel nostro ricordo, nel dolore che diventa piano piano una dolce malinconia.
Dopo queste considerazioni (che avranno fatto fare le corna e scongiuri vari ai tre vecchietti sopracitati, soprattutto Clint che è il più permaloso), su cui mi capita abbastanza spesso di riflettere, direi di tirare un sospiro di sollievo. Come? Con l'annuncio di una new entry che prossimamente (non so esattamente quando, ma la decisione è presa) entrerà nella mia vita.
Vi dico solo: piccoletto e capellone.
E sarà una nuova storia, un nuovo inizio che diventerà una cara consuetudine, una nuova avventura.
Io mi sto preparando.
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Trovata su Pinterest, questa appropriata illustrazione di Roger Tetsu |