martedì 2 giugno 2015

Per l'ippopotamo la piscina è sempre troppo piccola





Nel post precedente ho condiviso un video su un piccolo gorilla nato recentemente nello zoo di Basilea in Svizzera.
Non l'ho fatto per glorificare lo zoo, ma semplicemente perché, a prescindere da qualsiasi altra considerazione, è un video molto bello e molto tenero, che mi aveva davvero commossa.
Vedendo quelle immagini mi era venuto spontaneo scrivere che, malgrado tutto, forse quella famiglia di gorilla non se la passa poi tanto male, pur dovendo vivere appunto in uno zoo. Più che altro è ciò che spero per loro.
Forse perché rimango una sognatrice. E perché, di conseguenza, mi piace poter pensare che ci possa essere un po' di felicità anche in uno zoo. Può essere che se ci andassi di persona mi ricrederei in breve tempo, anzi, ne sono quasi sicura. Ma quelle immagini serene mi hanno dato per un momento una piccola speranza, tutto qui.
Comunque, questa frase in particolare ha suscitato le critiche di Rita, mia lettrice, che mi ha subito ricordato come la detenzione di gorilla e altri animali non sia assolutamente accettabile, se ci si dice dalla parte degli animali.
E che avere posizioni tiepide, intermedie, significa fondamentalmente tollerare lo sfruttamento di queste bestie.

Dunque, alla fin fine, che cosa penso io degli zoo?

Questi luoghi non mi sono mai piaciuti, neanche da bambina, e peraltro mi ci avranno portata magari una volta, forse a quello itinerante del circo, ma non ne sono sicura. Già allora comunque non mi piaceva vedere animali esibiti e chiusi in gabbie o recinti.
A sedici anni poi andai con la mia classe di prima liceo proprio allo zoo di Basilea, se la memoria non mi inganna. Tra l'altro forse eravamo un po' cresciuti per la classica visita allo zoo, ma vabbè.
Io dovevo occuparmi di fare le foto, e così feci.
Ce le ho ancora, nella loro busta del laboratorio. Si era sul finire degli anni '90 e il digitale non era ancora esploso, si scattava ancora in pellicola.
In generale ricavai da quella visita una sensazione di tristezza. Soprattutto, ricordo, mi fece molto male vedere i lupi, i leoni, e gli orsi. Animali fieri, nati per spostarsi nella savana, o tra gli alberi delle foreste, costretti in quei piccoli spazi, dietro le sbarre.
Posso ancora accettare le caprette,  per dire, che probabilmente stanno pure discretamente in un bell'habitat costruito su misura per loro. Certo, essere costantemente osservate da visitatori umani probabilmente non é elettrizzante nemmeno per loro, ma almeno questo tipo di animale vive da tempo immemorabile a contatto con la nostra specie, nel bene e nel male.
Questo non si può dire, chiaramente, per gli animali selvatici, autoctoni o esotici che siano.
Proprio perché di natura inaccessibili, abbiamo pensato bene di catturarli e rinchiuderli, con la motivazione di poterli in tal modo osservare e conoscere.
Ancora oggi sento persone dire, gli zoo sono utili perché così i bambini possono vedere gli animali da vicino. Che mi sembra un pensiero da '800, per dire, ma sono in parecchi a pensarla così.
In realtà la visita allo zoo non ha niente di educativo, per un bambino, a mio modo di vedere.
Tutt'altro. Gli si insegna che è lecito tenere gli animali in gabbia, e rafforza quell'idea di dominio sulle altre specie che già serpeggia in tanti aspetti della nostra società.
Dovremmo piuttosto considerare che esporre un essere vivente alla curiosità della gente è una cosa profondamente irrispettosa.
Ma se pensiamo che in un tempo neanche così lontano si esponevano anche i cosiddetti fenomeni da baraccone, capiamo bene come l'Uomo non si faccia troppi scrupoli a fare la stessa cosa con individui che non appartengono neanche alla nostra specie. Purtroppo.
Quindi, per me gli zoo andrebbero chiusi. Punto. Cerchiamo piuttosto di garantire una vita degna agli animali selvatici nel loro habitat, se davvero ci stanno a cuore. Prendo in prestito una frase di Salvini, che in questo contesto mi torna utile (e non avrei mai pensato che una sua frase mi potesse essere di qualche utilità), ovvero: aiutiamoli a casa loro. Ecco, per questi animali sarebbe la cosa migliore.
I bambini che si guardino un documentario, almeno vedrebbero i veri comportamenti degli animali selvatici, e non quelli indotti dal tedio prodotto dalla detenzione e dalla scarsità di stimoli.

Alcuni zoo hanno un'apparenza dorata, come quello di Basilea. Ma investigazioni condotte in Europa, anche in giardini zoologici considerati all'avanguardia, dimostrano che alla fin fine la prigionia gli animali la accusano sempre.
Per non parlare dello scherno riservato loro da  alcuni visitatori particolarmente insensibili e buzzurri. Che magari gli animali non se ne rendono conto, ma io la trovo una cosa gravissima.
Poi ci sono zoo particolarmente squallidi, che ti si stringe il cuore al solo pensarci, e questo è il massimo del degrado per le povere bestie che hanno la sventura di esserci finite, o di esservi nate.
Mi viene in mente a questo proposito un'immagine televisiva che vidi ormai diversi anni fa, al tempo dell'inizio della guerra in Afghanistan. Un vecchio leone cieco nella sua gabbia allo zoo di Kabul.
Se ne stava là, rassegnato, in quel mondo grigio assediato dalla guerra.
Delle volte mi torna in mente, e mi chiedo che ne sarà stato di lui, e dei suoi compagni di sventura, ed è un ricordo che mi riempie di tristezza.



Termino lasciandovi un link a delle fotografie realizzate dalla brava fotografa Sara Munari negli zoo europei, qui. Un bel lavoro che non può che farci riflettere ulteriormente su questo tema.





Nota: il titolo di questo post l'ho preso dal libro Zoo di Bruno Munari.
Le illustrazioni sono di questo suo libro.






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