giovedì 13 marzo 2014

Come margherite del prato

Marzo. Il mese del ritorno della Primavera. Per me, veramente, è soprattutto il mese in cui finalmente, dopo la lunga pausa invernale, riparte la Formula 1 (per la cronaca, mi sono già attrezzata con delle ottime patatine pronte per essere sgranocchiate durante la differita del Gran Premio d'Australia questa domenica) :-)
E poi a marzo si risvegliano le mie tartarughe. Anche loro, come le vetture di Formula 1, dopo un inverno in box tornano all'aria aperta. Non su un circuito (anche se sarebbe divertente un gran premio di tartarughe, ognuna col numero e gli sponsor dipinti sul guscio…mah, non credo sarebbe una corsa molto adrenalinica…), bensì nel loro bel recinto preparatogli da mio papà lo scorso anno.
E' veramente una bella sistemazione, spaziosa, con cespugli e collinette, e naturalmente due casette dove dormire la notte. Una volta era l'orto, ma poi non ci cresceva più granché, forse anche per via del castagno che crescendo ha allungato la sua ombra. E così quel pezzo di giardino è diventato l'habitat di Emily e Bruno.
Le quali da qualche giorno sono tornate ad abitarlo, dopo questi mesi invernali passati nella cassetta con terra e foglie, nel cantinino (tipo riposo del vampiro, insomma).

Le tartarughe sono animali strani. Hanno qualcosa di ancestrale, di alieno persino. All'inizio, quando sono arrivate a casa nostra, le osservavo con una certa perplessità. Per me, abituata a dolci, pelosi animaletti tipo porcellini d'India e criceti, i rettili rappresentavano un'assoluta novità.
Non sapevo come interpretare quella loro espressione antica, quei loro faccini che sembrano quello di ET. Mi dicevo, "mah, queste due…".
Oggi mi sembra assurdo aver provato quella sorta di diffidenza nei loro confronti.
Nei pomeriggi estivi, tra una lettura e un gelato sulla mia sdraio gialla, le osservo spesso. Osservo le loro abitudini, la loro routine quotidiana.
Al mattino escono dalle casette e vanno a prendere il primo sole sulla collinetta. Mangiano l'insalata, il trifoglio e la frutta che gli portiamo, poi distendono il più possibile le loro zampette rugose e prendono il sole. Se è troppo caldo se ne vanno all'ombra dei cespugli, nella zona sotto l'albero di fico, e passano così i torridi pomeriggi estivi. Solo nel tardo pomeriggio fanno ancora un giretto, prima di rientrare per la notte nelle casette.
Quando le lascio libere in giardino devo sempre tenerle d'occhio, perché non è mica vero che le tartarughe sono lente. In quattro e quattr'otto, se non fai attenzione a dove vanno, le hai belle che perse. Puntualmente una va da una parte, e una dall'altra. Bruno adora la siepe che separa il nostro giardino da quello del vicino, oppure l'aiuola fiorita, che per lui dev'essere una specie di giungla malese. Se ci si infila troppo, hai voglia a tirarlo fuori dall'intrico. Oppure gli piace da morire la zona del bidone del compostaggio, che è un po' terrosa, e se ne sta a esplorare tutto contento.
Emily è più camminatrice, in genere scende per il lieve pendio, giù verso la zona delle azalee.
Si ferma lì vicino, accanto ad uno dei bei cespugli fioriti, e talvolta allunga il suo collo rugoso come per guardare oltre il pendio fiorito, oltre la siepe e il basso muretto, lontano, verso quel vasto sconosciuto mondo.
Emily è una piccola sognatrice.
Bruno è un animo molto più semplice. E' un pacioccone, ama curiosare nella terra e trovare un bel cespuglio dove farsi lunghi pisolini.
Spesso mi viene da pensare a loro come a margherite del prato.

Ogni tanto, durante l'inverno, scendo nel cantinino a dare loro un'occhiata. Sì, sono una stalker di tartarughe. Delicatamente le sollevo e guardo nel guscio dove hanno ritirato la loro testolina. Dormono profondamente, gli occhi così serrati che sembrano una linea disegnata tra le rughe. Le rimetto nella cassetta, rassicurata da un piccolo movimento delle braccette o delle gambette, le ricopro con le foglie secche, come se rimboccassi loro una copertina, e dico:
"Ciao Emily e Bruni, ci vediamo a primavera".
Ed ecco che anche quest'anno ci siamo ritrovate.

qui sotto qualche loro foto risalente agli anni scorsi















5 commenti:

  1. Martina, ma che insolito e bel post! Non me ne intendo per nulla di tartarughe e ho letto con grande interesse i tuoi racconti ed impressioni, anche le tartarughe hanno una loro personalità e modo di essere come ogni creatura vivente! Hai ragione a dire che hanno un'espressione antica, fa parte del loro fascino... e che bell'immagine quella delle tartarughe come le vetture di Formula 1 :-)))

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    1. Grazie Silvia :-)
      E' tutto merito di Emily e Bruno, sono una bella fonte di ispirazione.
      Sono davvero contenta che siano entrate a far parte della mia vita.

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  2. Che bello questo racconto, mi ha messo allegria.
    Io ho sempre trovato molto simpatiche le tartarughe, hanno un musetto dolcissimo, ma anche bei dentini. Ricordo che una mia amica ne aveva una grandina e una volta con un solo morso staccò mezza mela. :-D

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    1. Eh eh eh! Immagino… queste due una fragola se la mangiano in due bocconi e anche un fico intero sparisce in men che non si dica.
      Però guarda che, se non sbaglio, non hanno denti. Strappano il cibo con il becco e via :-)

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    2. Hai ragione, non hanno denti... E lo sapevo pure :-D

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