martedì 11 ottobre 2011

Noi e gli animali, tra amore e sfruttamento

Viviamo in un mondo pieno di contraddizioni, in cui spesso si utilizzano due pesi e due misure. Poco da stupirsi, dunque, se questo metodo viene applicato anche agli animali.
Se da un lato possiamo dire, forse con un po' di ottimismo, che la sensibilità nei loro confronti è aumentata (voglio pensare che sempre più persone si interessano alla questione animale e non restano pertanto indifferenti all'ingiustizia e alla sofferenza che ancora circonda le altre specie), d'altro canto bisogna purtroppo riconoscere che finché gli animali verranno distinti, nell'inconscio collettivo, tra animali d'affezione e animali da reddito, la strada da percorrere è ancora lunga.
Analizziamo un momento le implicazioni di questa divisione. Innanzitutto, è ovvio, si vuole operare una netta distinzione tra le due categorie. Se ne evince che da una parte ci sono gli animali da amare, che vivono accanto a noi, trattati con ogni riguardo, veri e propri componenti della nostra famiglia e compagni di vita, la cui morte sarà per noi un profondo dolore. Dall'altra parte, schiere di animali da reddito, che come dice questa fredda parola, sono da considerare a nostro uso e consumo, destinati ad essere esclusi da qualsiasi rapporto affettivo con l'uomo. Macchine da carne, da latte o da uova, nel peggiore dei casi rinchiusi nei terribili allevamenti lager a condurre una vita miserevole e innaturale di massimo sfruttamento, in attesa di essere uccisi. Migliaia di bovini, maiali, ovini, polli, conigli, tenuti segregati lontano dagli occhi del mondo, in modo che la nostra coscienza possa continuare a dormire.
Stesso discorso per tutti quegli animali che hanno la sventura di essere destinati ai laboratori di ricerca. Cani (beagles, soprattutto, a causa del loro perfetto sistema circolatorio), gatti, roditori, conigli, ma anche scimmie e parecchie altre specie a seconda della necessità. Nel nostro linguaggio queste creature perdute vengono chiamate genericamente cavie. Come se non fossero più esseri senzienti, come se, chiamandoli in un altro modo, asettico e freddo, si potesse giustificare il fatto di praticare su di loro qualsiasi esperimento, riducendoli a oggetti su cui applicare protocolli e da cui acquisire dati.
Fuori, oltre le asettiche pareti del laboratorio, vivono cani scodinzolanti che vengono portati a passeggio mattino e sera, gatti rimpinzati di squisiti croccantini, conigli domestici liberi di scorrazzare per la casa. C'è tutta un'industria dedicata al benessere dei nostri amici pelosi, a volte anche un po' esagerata: cibi speciali, cucce, giocattoli, persino abitini. E poi veterinari che si prodigano per curare le loro malattie o per porre dolcemente fine alle loro sofferenze quando non c'è più nulla da fare.
La nostra schizofrenia umana, però, lascia che in parallelo continui a prosperare la vergognosa industria degli animali da laboratorio e che migliaia di rappresentanti di quelle stesse specie tanto amate come pet, vengano sacrificati senza scrupoli sull'altare della ricerca.
Gli animali vengono dunque divisi arbitrariamente  tra compagni di vita ed esseri da sfruttare senza alcuna compassione, come se nella nostra mente ci fossero due etichette, una di serie A e una di serie B, da applicare a seconda dei casi.
Gli animali di serie B li teniamo rinchiusi, in modo che si pensi a loro il meno possibile, che ci si dimentichi perfino che dietro a tanti prodotti c'è la sofferenza e la morte di esseri viventi.
Occhio non vede, cuore non duole, insomma. Perché il giorno che li conoscessimo un po' più da vicino, e ci rendessimo conto di qualcosa che in realtà, credo, la maggior parte di noi ha sempre saputo, ovvero che questi animali da reddito, o queste cavie, non sono affatto differenti, se non per il loro bagaglio di sofferenza, dall'amato cane di casa, e che come lui hanno una personalità e un'anima, che per quanto ignorata e calpestata vive dentro di loro, in attesa di un essere umano che abbia voglia di scoprirla e che tenda una mano, bé, allora quelle parole, reddito e cavie, suonerebbero pazzesche e crudeli, e tutto questo assurdo ordine che vede noi umani al di sopra di ogni altra creatura sarebbe scosso dalle fondamenta e crollerebbe, almeno nella mente di qualsiasi persona che non sia un mostro.

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