domenica 23 ottobre 2011

Pensiero per le creature del mare

Scrivo questo post anche ispirata da un articolo di Pietro del blog www.animalismoevegetarianesimo.com Trovo che i pesci, i crostacei, i polpi e i molluschi si trovino, nell'inconscio collettivo, nel punto più basso della considerazione umana. Se, infatti, sulla condizione e la sofferenza degli altri animali se non altro si discute, riconoscendo che il problema esiste, pare invece che la capacità dei pesci e delle altre creature marine di provare dolore resti un tabù.
Tempo fa mi è capitato di leggere che solo piuttosto di recente si è appurato che un'aragosta soffre quando viene bollita viva. Lo ha scoperto uno scienziato. Mi sono chiesta: ci voleva la scienza per giungere a questa conclusione? Le aragoste, gli astici, i granchi, non sono forse esseri viventi? Perché mai non dovrebbero provare il dolore fisico? Forse che il loro aspetto preistorico, vagamente alieno, li rende invulnerabili? Magari fosse così. Probabilmente preferiamo pensare questo, piuttosto che rivedere pratiche crudeli come bollire una creatura viva, in nome di discutibili tradizioni culinarie. Pensare che non soffrano mette a tacere la nostra coscienza, una volta di più. Ho letto una volta su una rivista di cucina un articolo che mirava proprio a tranquillizzare i lettori sulla questione delle aragoste, dicendo in sostanza che non sentono nulla e che le possiamo bollire in tutta tranquillità. Penso che l'autore di quell'articolo non sarebbe stato contento di essere calato in una pentola d'acqua bollente, ma evidentemente secondo lui per un' aragosta è praticamente normale.
L'altra sera ho visto in TV la pubblicità di un locale specializzato in pesce. Nello spot si sottolineava che pesci, crostacei e molluschi sono sempre freschissimi, spesso ancora vivi. Pronti per essere bolliti o fatti a pezzi. La maggior parte della gente non andrebbe in un ristorante sapendo che vi troverà dei vitellini o dei capretti o dei maiali vivi che verranno uccisi e cucinati sotto i loro occhi (il che è un'ipocrisia, dato che mangiamo comunque questi animali, purché vengano ammazzati lontano dai nostri occhi, ma questo è ancora un altro discorso). Invece la gente non prova alcuna ritrosia se si tratta di pesci e simili.
E' una triste normalità anche vedere aragoste e granchi vivi tenuti negli acquari di ristoranti e supermercati. Le poche volte che sono passata davanti a questi acquari e ho visto quei poveri animali con le chele legate, lì in attesa di essere uccisi in quel modo orribile, ho sentito sempre un moto d'orrore nel cuore.
I pesci, e gli altri abitanti del mare, sembrano dunque essere più che mai associati all'idea di cibo. Io stessa ammetto di mangiare ancora del tonno, qualche volta, e del salmone, pur sapendo che é altrettanto orribile che mangiare la carne degli altri animali. E ammetto anche che devo ancora fare un certo sforzo per associare alle scatolette di tonno o di sardine, o ai bastoncini di merluzzo surgelato, l'idea dei pesci vivi che quel cibo era prima.
I figli del mare e dei fiumi meritano la nostra curiosità e il nostro rispetto, non certo la crudeltà e la noncuranza con cui poniamo fine alle loro vite. Quelle vite spesso misteriose di chi é abituato a nuotare sotto le onde o a camminare con le sue zampette coriacee su fondali sabbiosi, tra conchiglie e alghe ondeggianti. Vite intrise di meraviglioso, che sembrano giunte fino a noi da un tempo molto remoto.
Cerchiamo di guardarli finalmente da un punto di vista nuovo. Io sono sulla strada...

4 commenti:

  1. E' vero, i pesci purtroppo sono gli animali che meno suscitano empatia, forse perché vivono in un ambiente così diverso rispetto al nostro ed anche perchè non emettono un verso udibile e riconoscibile (almeno non da noi).
    Pensa che proprio l'altra sera una signora mi ha chiesto: "ma nemmeno il pesce mangi?". Ed io le ho risposto: "e perché, scusi, il pesce non è un essere vivente?".
    I poveri pesci inoltre soffrono moltissimo perché muoiono soffocati dopo una lunga agonia.
    Io tante volte ho sporto denunce nei confronti di ristoranti e negozi che esponevano astici ed aragoste vivi sul ghiccio, con le chele legate.
    Per quel che può servire :-(

    Un saluto.

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  2. Almeno tenti di fare qualcosa... Io penso spesso che se avessi tanti soldi me ne andrei in giro a comperare quelle povere aragoste, granchi, e via dicendo, e cercherei di trovargli un posto sicuro dove vivere :)

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  3. Una volta in un supermercato io ed il mio compagno abbiamo comprato degli scampi vivi che se ne stavano ad agonizzare sul ghiaccio, li abbiamo portati a casa, messi dentro un secchio con acqua e sale e poi in macchina per arrivare fino al mare (una mezz'ora circa), dove infine li abbiamo liberati. Ricordo l'indecisione se comprarli o meno, consapevoli del fatto che comunque in tanti altri supermercati magari stava avvenendo la stessa cosa e dell'inutilità di un gesto che alla fine non avrebbe cambiato le cose; però poi alla fine scegliemmo di cambiare la sorte almeno di quegli scampi, almeno la loro, riflettendo sul fatto che salvare poche vite è sempre meglio di niente.
    Spendemmo un bel po' di soldini ed in effetti sono cifre che, almeno al momento, non possiamo più permetterci.
    Trovo orribile che degli animali - esseri viventi - siano messi in vendita un tanto al chilo.
    Non so nemmeno se ce l'hanno fatta a sopravvivere lì dove li abbiamo liberati, magari non era il loro mare, magari la temperatura dell'acqua non era quella ideale, ma almeno non sono finiti bolliti vivi. Se anche uno solo sarà riuscito a sopravvivere, ne sarà la valsa la pena, o, proprio nella peggiore delle ipotesi, saranno serviti a nutrire qualche altro pesce; sempre meglio che finire in padella vivi e poi dentro la pancia di un essere umano.
    Quella volta aspettai a far partire la denuncia perché era la prima volta che in quel supermercato avevo visto animali vivi, quindi andai a parlare con il direttore, il quale disse che in effetti la colpa era del fornitore che glieli aveva mandati ancora vivi.
    Gli dissi che se li avessi trovati ancora, li avrei denunciati. In effetti dopo quella volta non è più successo (vado ogni settimana a controllare, il supermercato in questione è vicino casa mia).
    Purtroppo non è vietato vendere astici, aragoste vive ecc. a patto che siano dentro vasche regolamentari, con le chele libere e non legate. E' vietato invece tenerli sul ghiaccio, con le chele legate (o anche solo in una di questa situazioni), o ammassati dentro vasche troppo piccole dove non possono nuotare liberamente.
    Verrà il giorno in cui sarà proprio vietato vendere animali? Spero proprio di sì!
    Nel frattempo cerchiamo di fare il possibile, ognuno quel che è nelle proprie possibilità.
    Anche denunciare casi di maltrattamento è già qualcosa. L'opinione pubblica si sensibilizza anche così, dando il buon esempio.
    Un saluto :-)

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  4. Un bellissimo gesto quello che avete fatto! Hai ragione, anche denunciare queste pratiche, e dunque non rimanere passivi a lasciare che tutto continui ad andare come è sempre andato, è qualcosa di importante e che può sensibilizzare almeno un certo numero di persone.
    Poi, certo, imparare l'empatia nei confronti delle creature del mare sembra qualcosa di molto lontano nella nostra società...ma da qualche parte bisogna pur cominciare, almeno parlarne.
    Un saluto :) e grazie di passare da questo blog

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