domenica 16 ottobre 2011

Contrapporsi all'orrore, due storie a lieto fine

Nel mare di orrori in cui scompaiono milioni di animali, ogni tanto capita per fortuna di imbattersi in qualche storia a lieto fine, eccezioni che dovrebbero essere la regola.
Vi voglio raccontare, a questo proposito, di due mucche, una svizzera e l'altra italiana.
Qualche anno fa, la televisione svizzera dedicò un piccolo servizio alla vicenda di una mucca, che, dopo una lunga e onorata carriera, durante la quale si era anche aggiudicata dei premi per la sua notevole produzione di buon latte, giunto il momento della pensione è stata sistemata in una fattoria adagiata tra verdi colline, con le alte montagne sullo sfondo, insomma, un luogo che pareva uscito da un libro di fiabe, il classico paesaggio montano svizzero da cartolina. In questa fattoria la nostra mucca vive la sua vecchiaia in totale relax e comfort, comprensivo anche di una piacevole spazzolata mattutina alla sua frangetta beige, somministrata da uno dei fattori. Vedendo la beatitudine in quei pacifici occhi nocciola, mentre l'uomo le passava delicatamente la spazzola sul capo, ho pensato che tutte le mucche da latte meriterebbero una bella pensione, proprio come dei lavoratori dopo molti anni di servizio. Questi animali non meritano forse la nostra gratitudine per averci fornito il latte con cui fare la nostra colazione ogni mattina o con cui preparare svariate ricette? Non sarebbe una bella cosa prevedere dei luoghi di riposo per tutti loro, in montagna, dove trasferirli a fine carriera? Stessa cosa per le galline ovaiole, le quali, invece che gratitudine per tutte le uova che ci forniscono, vengono nella maggior parte dei casi soppresse quando la loro produttività non è più all'altezza dello standard industriale, e che ancora troppo spesso vivono la loro breve vita ne terribili allevamenti batteria, in gabbie con una superficie di un foglio A4.
L'altra storia a lieto fine riguarda una mucca italiana, battezzata Teresa, di cui avrete forse letto. Teresa era fuggita dal suo allevamento vicino a Messina nel maggio scorso e aveva tentato di attraversare a nuoto lo stretto. Soccorsa, la mucca fu riportata al suo allevamento e riconsegnata al suo destino di animale da macello. Per sua fortuna c'è stata una grande mobilitazione da parte dell'Enpa e di numerosi cittadini rimasti colpiti dalla voglia di libertà di Teresa, e l'interessamento di tutte queste persone ha fatto sì che la mucca sia stata ceduta ad una fattoria didattica del Messinese, dove potrà vivere per il resto dei suoi giorni, tra l'altro con il suo vitellino che ad oggi dovrebbe ormai essere nato.
Come dicevo all'inizio di questo post, storie come queste non dovrebbero essere l'eccezione, bensì la regola. Queste vicende devono farci riflettere sul fatto che se lo vogliamo possiamo cambiare il destino degli animali, e che loro non aspettano altro che gli esseri umani tendano finalmente una mano.
Teresa e quella mucca svizzera non sono mucche eccezionali in sé. O meglio, forse é più giusto dire che tutte le mucche sono creature eccezionali e meritevoli di attenzioni come loro due, soltanto che alla maggior parte di questi animali non viene data alcuna possibilità.
Che queste isole felici che emergono dal mare d'orrore in cui si perdono tante vite animali ci facciano riflettere, e ci facciano comprendere che un altro tipo di rapporto uomo-animale è assolutamente possibile. Affinché storie come queste che ho riportato divengano la regola, e l'orrore l'eccezione.

Come dovrebbero vivere

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