lunedì 13 agosto 2012

Semi di zoofilia #1




" Il povero non aveva nulla, se non una sola pecorella piccina che egli aveva comperato e allevato; essa gli era cresciuta in casa insieme con i figli, mangiando il suo pane, bevendo alla sua coppa e dormendo sul suo seno; era per lui come una figlia"

Bibbia, Secondo libro di Samuele 12,3






venerdì 10 agosto 2012

Sacrifici

L'altro giorno mentre eravamo a tavola alla radio hanno trasmesso un servizio sulla sonda della Nasa recentemente atterrata su Marte. Ascoltavo con interesse perché l'idea dello spazio, e dei viaggi spaziali, ha sempre esercitato un certo fascino sulla mia immaginazione. Proprio ultimamente stavo pensando   che mi piacerebbe scrivere dei racconti ambientati appunto in un contesto spaziale, in un'epoca in cui questo tipo di viaggio fosse possibile e ci fossero altri mondi conosciuti su cui approdare.
Non una novità, certo, ma se mi riuscisse di trovare la chiave giusta forse potrei fare qualcosa di interessante (forse, e la mia pigrizia permettendo).
Così me ne stavo lì contenta ad ascoltare l'intervista a questo esperto che parlava piacevolmente della sonda Curiosity, di Marte, delle difficoltà che ad oggi rendono impossibile mandare esseri umani così lontano (a chi interessasse è a causa della prolungata esposizione a radiazioni cosmiche cui gli astronauti sarebbero esposti durante il lungo viaggio), finché ad un certo punto l'intervistatore ha chiesto:
"Ma quando pensa che si potranno mandare lassù esseri viventi, come fu per la cagnolina Laika, o una scimmia, ad esempio?"
Questo non mi è proprio piaciuto. Avrei voluto chiedere a quel giornalista, perché invece non si offre lei volontario per essere lanciato in orbita? La povera piccola Laika sacrificata dai russi tanti anni fa, non penso sia stata felice mentre si trovava abbandonata su quella navicella che sarebbe stata anche la sua tomba.
Trovo terrificante l'idea di mandare nell'ignoto un essere senziente, solo negli abissi dello spazio, ad affrontare un lungo viaggio pieno di incognite e di solitudine, da cui con ogni probabilità non farà ritorno. E a che pro, poi? Per dimostrare che cosa?
Un'ennesima prevaricazione, un ennesimo ricorso agli animali come a soggetti sacrificabili da utilizzare per sondare il terreno, per sperimentare in nostra vece. Persino nello spazio vogliamo esportare il nostro antropocentrismo terrestre?

Tutto ciò mi ha riportato alla mente le parole conclusive di un episodio di Dylan Dog, Alfa e Omega, storia di influssi extraterrestri che Dylan scopre infine essere dovuti ad uno scimpanzé mandato molti anni prima nello spazio, dove, dopo che la navicella aveva smarrito la rotta, era sopravvissuto, acquisendo capacità mentali immense.
In generale non una delle mie storie preferite, ma amo moltissimo il finale, quando la scimmia racconta a Dylan la sua storia.
Riporto qui sotto le sue parole, scritte da Tiziano Sclavi, e la tavola conclusiva.

"Omega portava nella capsula un essere vivente...io. Il mio nome in codice era Alfa...Non è buffo? Alfa e Omega, le due lettere greche che simboleggiano il principio e la fine...
Mi lanciarono lassù sapendo che non sarei mai tornato...un sacrificio programmato in nome della scienza!
Gli elettrodi conficcati nel mio cervello dovevano trasmettere a terra chissà quali informazioni...finché Omega non fosse esploso...principio e fine dovevano bruciare nel fuoco di una nuova, piccola, inutile stella...
Ma non fu così. Qualcosa non funzionò. Il satellite, come sai, uscì dall'orbita, e volò verso l'infinito.
Puoi immaginarti quello che provavo? Solo, nel vuoto, andando incontro a quella morte così strana, così immensa?
No, non puoi...nessuno può...quello era il terrore...ciò che io ho seminato qui, oggi, è solo una piccola, ridicola paura...
Quell'uomo, quello che ti ha parlato di Omega, non ha fatto cenno a me. Mi hanno dimenticato...per loro, per il mondo intero, io sono come il nulla nel quale mi hanno scagliato..."
(Dylan Dog n.9, Alfa e Omega, testi di Tiziano Sclavi, disegni di Corrado Roi)

Tavola di Corrado Roi, Dylan Dog n.9