O ancora, che dire delle condizioni dei cani nelle perreras, canili lager dove i randagi vengono sistematicamente soppressi dopo pochi giorni dal loro arrivo, o del miserevole destino dei galgos, i dolcissimi levrieri spagnoli, che spesso, soprattutto nelle regioni più remote della Spagna, una volta terminata la stagione di caccia vengono uccisi nei modi più orribili dai loro padroni?
Penso che il Papa, quale massimo esponente di una Chiesa che predica la fratellanza, la compassione e l'amore, o che dovrebbe farlo, avrebbe il dovere di parlare di tutto questo e cercare, per quanto possibile, di sensibilizzare la gente sulla sofferenza inflitta agli animali, cercando di piantare nel cuore dei giovani, e di tutti, il prezioso seme della zoofilia, che è certamente un aspetto dell'amore.
Per quanto mi riguarda, non sono assolutamente credente, ma apprezzerei un impegno in questo senso.
La Spagna sarebbe stato un luogo purtroppo perfetto per iniziare un discorso del genere. Naturalmente gli animali soffrono in ogni paese del mondo, subendo di continuo cose orribili, spesso, tra l'altro, in modo del tutto legale.
Come mai la Chiesa non spende una parola per condannare la vivisezione, gli allevamenti intensivi, l'abbandono e la crudeltà, fenomeni che coinvolgono milioni di animali? Non dovrebbero essere anche loro, nell'ottica cristiana, creature di Dio, come era per San Francesco, uno dei pochi santi zoofili?
La sacralità della vita predicata dalla Chiesa, com'è che si applica soltanto agli esseri umani? O ancora, che ne è del comandamento non uccidere, quando si parla degli animali?
Forse la risposta sta nella Genesi, quando si afferma che l'Uomo dominerà tutti gli altri esseri viventi.
(Dio) li benedisse con queste parole:
"Siate fecondi, diventate numerosi, popolate la terra.
Governatela, e dominate sui pesci del mare,
sugli uccelli del cielo
e su tutti gli animali
che si muovono sulla terra"
Genesi, I 28
E' in questo piccolo passaggio, probabilmente, che è da ricercare la scissione apparentemente insanabile tra umani e non umani, è da questa concezione antropocentrica che sono derivati i soprusi e le crudeltà inflitte per divertimento, o per ingordigia, o mascherate da necessità, o ancora per abitudine.
Per la Chiesa, ancora oggi, l'Uomo si pone nettamente al di sopra degli altri animali.
Sarebbe tempo di ripensare a questo modo di vedere le cose, per la Chiesa come per la società laica, e di incamminarsi sulla strada tracciata da Francesco d'Assisi, che includeva nel cerchio della compassione tutti gli animali, i nostri indifesi fratelli minori.