Vorrei riuscire a non pensarci. Ma dalla mia finestra posso scorgere, laggiù, un tratto dell'autostrada. In certi giorni, a seconda di come soffia il vento, se ne sente anche il rumore, del traffico incessante, di auto e camion che attraversano il Ticino, diretti verso le montagne a nord, o verso l'Italia a sud.
Talvolta mi soffermo a guardare quel viavai lontano, e non posso non pensare a loro.
A tutti quegli sventurati a animali che ogni giorno, rinchiusi dietro alle feritoie dei camion che esibiscono la scritta TRASPORTO ANIMALI VIVI, transitano sulle autostrade.
Spaventati, sicuramente. Gettati così, senza compassione, in un contesto che non è assolutamente il loro. Le autostrade sono luoghi umani per eccellenza. Devono sembrare mostruose agli occhi degli animali.
Riusciamo ad immaginare che cosa significhi essere rinchiusi in un camion con questo caldo torrido, per un ultimo logorante viaggio su un infuocato nastro d'asfalto, sotto il sole cocente?
Oppure compiere questo viaggio nel gelo dell'inverno, quando tutto è umido e freddo, e si vorrebbe soltanto un po' di calore per dare sollievo al corpo gelato?
Le condizioni climatiche avverse aggiungono ancora un po' d'orrore all'orrore che sono i trasporti di animali verso la morte.
Fin da bambina la vista di questi camion, con il loro carico inerme, intravisto per un momento mentre si passa oltre, corpi rosa e nasi di maiali, o tonalità beige di vitellini, mi hanno riempito di una tristezza profonda e di una rabbia impotente.
Vorrei tanto poterli salvare, quegli "animali vivi" che presto non lo saranno più (verranno nuovamente trasportati, ma a pezzi, confezionati per noi consumatori, diretti ai banchi di negozi e supermercati).
Sottrarli a questo destino così ingiusto e assurdo, che si consuma ogni giorno, nella corsa di questi camion, che corrono accanto alle auto dei vacanzieri diretti al mare o in montagna, e di tutti noi che la strada la usiamo per raggiungere le nostre mete, per visitare posti nuovi, per andare a trovare un amico lontano, per tornare a casa. A questo servono le strade. Non certo a condurti in un luogo dove verrai ucciso e fatto a pezzi, dopo chilometri di stenti e paura.
Per quanto mi riguarda, mi auguro con tutto il cuore che ci sarà un tempo in cui l'abitudine di mangiare carne sarà un ricordo di tempi passati. Non so se ciò si verificherà mai, se questo mondo ideale riuscirà infine ad affermarsi, ma ci voglio credere, per quanto utopico possa essere. Sarebbe un grande passo etico, una conquista di civiltà.
Intanto, però, in questa nostra società in cui milioni di animali vengono sacrificati per l'industria alimentare, potremmo almeno bandire questi orribili trasporti, ridurli al minimo, direzione in cui vanno mi pare alcune recenti iniziative.
Risparmiare almeno questa sofferenza. Non voglio fare in questo modo alcun elogio della cosiddetta "carne a km 0", o dei vari allevamenti bio in cui gli animali vivono in relativo benessere e poi vengono uccisi nelle immediate vicinanze. Secondo me uccidere è sempre uccidere. E l'allevamento bio è comunque una forma di sfruttamento, un alibi per lavarci la coscienza. L'animale viene comunque considerato una merce.
Tuttavia mi pare che queste iniziative bio, pur nella loro ipocrisia di fondo, siano attualmente il male minore, se pensiamo agli orrori degli allevamenti intensivi e ai chilometrici trasporti oggetto di questo post.
Certo, la strada è lunga, e chissà se gli Uomini riusciranno un giorno ad abbandonare questa antichissima abitudine allo sfruttamento degli animali, e a guardare alle altre specie con rispetto e meraviglia, anziché riservare loro costanti soprusi e una malevola ipocrisia.
Cara Martigot,
RispondiEliminacome ben sai una volta presa coscienza dello sfruttamento degli animali, è quasi impossibile evitare di pensare a certi luoghi in cui esso si manifesta nelle sue forme più violente e tragiche.
Quello che possiamo fare oggi è cercare di rendere visibile ciò che non lo è, svelare il lato oscuro della banale bistecca che arriva nei supermercati. La banalità del male, appunto.
Grazie per le tue riflessioni sempre puntuali e piene di giusto sentimento.
Un abbraccio, anche a Clint/Clinta. ;-)