Su Canale 5 andava in onda un atroce (uso questo aggettivo pur non avendolo seguito, conoscendo il livello di queste trasmissioni mediaset) talk show sul tema della sperimentazione animale, sull'onda del noto "caso caterina Simonsen", la ragazza affetta da rare malattie genetiche che ha in sostanza dichiarato di essere viva grazie ai test sugli animali, scatenando ovviamente le reazioni degli animalisti, alcuni dei quali le hanno inviato messaggi, diciamo così, ben poco amichevoli e certamente fuori luogo.
Come fuori luogo sarà certamente stato il talk show populista e baraccone di Canale 5, detto tra noi.
Dunque, per quanto mi riguarda io sono assolutamente a favore della ricerca, e spero che sempre più malattie divengano curabili. Solo, mi è intollerabile l'idea che per fare ricerca si sperimenti sulla pelle degli animali. Che diritto abbiamo di disporre dei loro corpi e della loro vita, e di infliggere loro test, prigionia e sofferenze? Come può vivere un animale chiuso in un laboratorio?
Mettiamo anche che la sofferenza fisica sia ridotta a zero (cosa a cui non credo affatto), ma la cattività? La mancanza di una sistemazione consona alla specie, la mancanza di affetto? Insomma, l'aspetto emozionale?
Mi si dice che per molti protocolli è ancora indispensabile usare gli animali.
Ma non eravamo nel 2014? Io non sono una scienziata, per carità. Ma onestamente mi pare impossibile che non si riesca a fare a meno dei "modelli animali", che non vi siano alternative. Non ci credo.
E comunque, in un'epoca che si vuole illuminata, non sarebbe ora di porre fine alla sperimentazione su esseri viventi? Metterci una bella pietra sopra?
Davvero il mondo scientifico non riesce a trovare metodi alternativi? Forse non vuole, mi viene da pensare. Forse ci sono troppi interessi in ballo.
Mah…
Se dici, "io sono assolutamente contraria alla vivisezione", troverai sempre qualcuno che ti guarda con un misto di compassione e disprezzo, e ribatte:
"Hai mai avuto una persona cara malata di cancro? O se fossi malata gravemente tu, non vorresti che la ricerca progredisse?".
Questa è una tipica visione antropocentrica. Ovvero, chi se ne importa degli animali sacrificati? Noi umani siamo più importanti, la nostra vita vale molto di più di quella di un cane e molto molto molto di più di quella di un topolino.
Io invece dico, la vita di tutti ha lo stesso valore. Che tu sia un essere umano, un gatto, un criceto, una chiocciola in un prato, hai diritto di vivere nel modo migliore. Nessuno dovrebbe avere il potere di decidere che tu sei sacrificabile solo perché appartieni ad una specie differente da quella umana.
Dovremmo sentire questa "comunione", questa fratellanza. Tutti, siamo esseri viventi abitanti di questo pianeta.
Di nuovo, ripeto, facciamo ricerca, facciamo scoperte, andiamo avanti, ma non sulla pelle di qualcuno.
Ci si dice che tanto tutte le medicine che prendiamo sono state testate su animali, e quindi un animalista è un ipocrita o uno che lotta contro i mulini a vento, visto che prima o poi una medicina se la prenderà anche lui.
Personalmente assumo pochissimi farmaci, ogni tanto un'aspirina e un po' più spesso pastiglie antidolorifiche per contrastare il mal di testa o qualche nevralgia.
Sono un'ipocrita? Può darsi. Il fatto è che vivo in questo mondo e se mi devo curare prendo quello che c'è. Non vedo il nesso tra questo fatto e il desiderio che la ricerca imbocchi un percorso nuovo, cruelty free.
Per il momento, per come è strutturata la nostra società, temo che siamo imprigionati in questo meccanismo. Tuttavia avremo almeno il diritto di dire che non ci piace.
Questa settimana a Milano sono comparsi dei manifestini che riportavano nomi, indirizzi, e forse anche la foto, di ricercatori accusati di praticare la vivisezione, che venivano apostrofati come assassini.
Il tg regionale della Lombardia ha dedicato uno o due servizi all'argomento.
Uno di questi ricercatori, intervistato, ha detto in sostanza che non è la prima volta che riceve messaggi del genere, che chi scrive certi messaggi ha un'idea distorta della sperimentazione animale e che lui è anche stufo di essere apostrofato assassino.
Non conosco né lui né la storia nei dettagli, non so cosa lui e gli altri colleghi facciano esattamente nei loro laboratori. Dico solo che, per me, chiunque pratichi la sperimentazione animale, è una persona che non riesco a comprendere. Un assassino? Sembra una parola brutale e persino inappropriata, ma in fondo non uccidono forse degli esseri viventi nel corso dei loro protocolli? Sicuramente uccidono la loro anima.
Poi si indignano e fanno i sostenuti se qualcuno glielo fa notare.
Sarebbe interessante poter sentire il parere degli animali che stanno nelle gabbie del nostro ricercatore.
Ultima cosa, mi risulta che esiste, nelle facoltà di medicina, l'obiezione di coscienza riguardo al praticare la vivisezione. Se tutto fosse così soft come vogliono farci credere, come mai esisterebbe questa possibilità?
Per concludere, penso che i sostenitori della sperimentazione animale abbiano in realtà ben pochi argomenti, se non una presunta efficacia di questa metodologia, e il fare leva sulle nostre paure e sulla nostra empatia verso persone ammalate.
Per loro l'uscita di Caterina dev'essere stata una manna. E ancor più una manna le reazioni estreme di alcuni animalisti. Così possono dire, "vedete che cattivoni senza cuore quegli animalisti", facendo chiaramente di ogni erba un fascio. Aggiungiamoci i media che, pecoroni (perdono per la parola leggermente specista :-) ), hanno riservato grande spazio alla vicenda, dando a Caterina il ruolo di vittima e all'animalista quello di fanatico senza cuore, e voilà.
Probabilmente tutti hanno esagerato. Quegli animalisti che hanno augurato le peggio cose a questa sfortunata ragazza. Certe cose non si augurano, punto. Ma anche Caterina si poteva risparmiare quella sua uscita. A che pro?
Se non altro tutto questo guazzabuglio ha dimostrato ancora una volta quanto la discussione sia accesa su questo tema.
Intanto, nelle loro asettiche gabbie, gli animali dei laboratori aspettano.
E sognano, ne sono sicura, una carezza e il soffio del vento, che non hanno mai conosciuto, e una corsa nell'erba verde punteggiata di fiori, e braccia amiche che li stringano con dolcezza.
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