venerdì 1 luglio 2016

Un saluto

Voglio dedicare questo piccolo post ad una persona che attraverso i suoi scritti ha insegnato, a me e a tantissimi altri naviganti del web, tante cose sull'universo dei cani.
Era una persona che possedeva una grandissima conoscenza in merito, guadagnata in tanti anni di professione di educatrice cinofila. Oltre a questo, era dotata di un'ironia unica che sfoderava in maniera irresistibile soprattutto nella sua serie di articoli denominati "Il vero Standard del...", dove appunto descriveva le varie razze canine in modo assolutamente fantastico. Spesso ho riso da sola leggendo quelle righe, spumeggianti, argute, vere.
Sto parlando di Valeria Rossi, fondatrice del sito Ti presento il cane, portale dedicato appunto al mondo cinofilo, nonché comportamentalista e autrice di moltissimi volumi dedicati ai quattrozampe.
Soltanto oggi, casualmente, ho scoperto che questa signora che tanto mi piaceva, è morta lo scorso maggio, portata via da una malattia fulminante, a 63 anni.
E' strano come a volte ci affeziona a persone che non abbiamo mai incontrato. Eppure le abbiamo sentite vicine per via del loro pensiero, del loro modo di esprimerlo.
Valeria Rossi per me è stata una di quelle persone, e mi mancherà il suo humour, la sua saggezza, la sua limpidezza di pensiero. Peccato non avere avuto l'occasione di incontrarla, magari insieme al mio piccolo Basilio.
Ciao Valeria.


Valeria Rossi in un'immagine dal web

lunedì 23 maggio 2016

Basilio alla conquista del web

Solo per dirvi che ho creato giusto oggi un account instagram dedicato a Basilio (il mio shih tzu). Per ora chiaramente c'è una sola immagine, ma conto di caricarne costantemente per raccontarlo un po' attraverso le fotografie e condividere sul web il suo spirito dolce e luminoso, che ha già tanti fans nella vita reale.
Vediamo come va!
Se vi va di passare trovate la pagina qui.

Basilio in trasferta con me qualche settimana fa.



giovedì 10 marzo 2016

A proposito dell'upupa, ovvero l'ilare uccello calunniato dai poeti



Disegno di un'upupa trovato in internet


Ammetto che fino a ieri dell'upupa non conoscevo neppure l'aspetto. Per le mie vaghe nozioni, questo uccello era legato ad una sinistra fama grazie al Foscolo e ai suoi Sepolcri.
Sapevo che in realtà la povera upupa non aveva proprio niente di sinistro, triste o malevolo, anzi, era proprio l'opposto, ma non avevo mai approfondito più di tanto.
Poi ieri nel tardo pomeriggio, sprofondata nel divano vittima di un bel raffreddore, incappo in un documentario proprio su questo volatile, intitolato " Il Ritorno dell'Upupa ".
Pur non essendo appassionata di documentari naturalistici, questo in particolare ha subito catturato la mia attenzione per la bellezza delle riprese, la cura nel descrivere il luogo, meraviglioso, in cui si svolge la vicenda (la campagna della bassa Austria) e la storia al centro del racconto, ovvero l'amore di Manfred, abitante della regione, per le upupe.
Questo signore costruisce personalmente "casette" in legno dove questi uccelli possono andare a fare il nido. Manfred tiene monitorate le famiglie di upupe attraverso telecamere installate nelle casette. Può così vedere se stanno bene, se le uova si schiudono.
Una notte d'estate si scatena un temporale violentissimo. Manfred perde il segnale di una delle telecamere. Il mattino seguente si reca sul posto e scopre che, come temeva, la casetta è stata distrutta dalla furia degli elementi. Nello schianto mamma e piccoli sono morti. Tutti tranne uno dei pulcini.
Manfred lo prende e lo porta a casa. Lo nutre come avrebbero fatto i suoi genitori, con lombrichi e insetti. Il piccoletto cresce, diventa una giovane upupa con la sua cresta fiera e buffa insieme.
Tra il volatile e Manfred si crea un legame di fiducia e di affetto.
L'upupa gli sta volentieri sulla spalla, gli strofina il capo sulla guancia, cammina davanti a lui quando Manfred la porta nel vigneto. Sì perché di volare ancora non ne vuole sapere, non è ancora pronta, dice Manfred, che di upupe ne ha conosciute tante e sa che ognuna è fatta a modo suo, proprio come noi.
Intanto le giovani upupe dei dintorni hanno lasciato le loro casette, hanno spiccato il volo e si preparano alla migrazione. Tutte tranne quella di Manfred.
Poi anche lei, finalmente, sbatte le ali e si alza da terra, e la vediamo volteggiare nel capanno dove Manfred lavora.
E' arrivato il momento di farla partire, di affidarla al suo istinto, che la guiderà lontano lontano e poi la riporterà indietro, tra i campi d'oro e i vigneti della bassa Austria dove è nata.
Manfred la prende e la porta in un campo bagnato dal sole d'estate. E ' difficile per lui separarsi da quella piccola creatura a cui è unito da un legame così speciale, ma sa che è giusto che ognuno segua la propria natura e il proprio destino.
Alza le mani, tra le quali tiene delicatamente la giovane upupa, le apre e lei spicca il volo. Si alza nel cielo azzurro, verso il sole, con quel caratteristico volo quasi ubriaco tipico della sua specie.
Manfred sa che è giusto così, e la guarda diventare sempre più piccola nel vasto cielo sopra i campi. Sa che la giovane upupa vedrà da lassù molto più mondo di quanto potrà mai fare lui nella sua vita.
Ma lui è un sedentario, il suo posto è lì in quell'angolo di campagna, a dedicarsi a quei piccoli, buffi, eleganti uccelli che conosce tanto bene.
"Perché fai tutto questo per le upupe?" gli chiedono talvolta i suoi amici.
Manfred non risponde, si limita a dire che le upupe questa domanda non gliela fanno mai.

Una storia bellissima, emozionante, narrata con immagini di grande impatto e bellezza (ho scoperto che ha anche vinto un festival), che mi ha davvero colpita e che vi consiglio.
Qui sotto il video, l'ho trovato su youtube soltanto in inglese, ma credo che sul sito della RAI sia forse possibile trovare la versione doppiata in italiano.









martedì 22 dicembre 2015

Auguri di rito...con shih tzu!


Sì, mi professo animalista ma sfrutto biecamente il mio cane a fini creativi.
Per fortuna Basilio è zen e non se la prende :-)

Auguroni a tutti, per un felice Natale e un sereno nuovo anno!




lunedì 14 dicembre 2015

Come una fiamma che brucia nel cuore

Dopo eoni mi riaffaccio qui. Mi dispiace di avere trascurato il blog così a lungo. E' che la costanza non è proprio il mio forte. Un buon proposito per il 2016 potrebbe essere farmi una tabella settimanale da rispettare, tipo "scrivere sul blog qualcosa di sensato almeno una volta al mese", e "lavorare ai racconti che languono nel Mac", e altri compiti del genere.
Comunque, se qualcuno di voi si fosse chiesto che fine avessi fatto, posso dire di essere stata alle prese con alcune decisioni importanti (di cui spero di non pentirmi), di avere continuato il mio lavoro allo studio (fotografando anche diverse ricette vegane, tra l'altro), di stare cercando di ampliare la mia attività fotografica, e tante altre cose, qui nella nebbiosa Milano.
Basilio lo shih tzu sta bene, ha compiuto ieri due anni, il piccolo ingordo capellone.
Probabilmente lo vedrete prossimamente in versione natalizia su queste pagine.

Qualche giorno fa ho visitato dopo diverso tempo il sito dell'associazione Vitadacani, che si occupa sì di cani abbandonati ma anche di animali "da reddito" salvati dal loro infelice destino. Ho letto storie, vere, che mi hanno fatto venire le lacrime agli occhi e mi hanno ricordato perché decisi di aprire questo blog. Storie che hanno ravvivato nel mio cuore quella fiamma che brucia da sempre, da quando ero piccola, ma già avevo il sentore dell'immensa tenebra che inghiotte tanti e tanti animali, come in un terribile mondo parallelo che preferiamo non vedere mentre viviamo la nostra vita sicura di esseri umani. 
Quella fiamma si era forse un po' spenta, ultimamente, sopita dalle mie umane preoccupazioni e occupazioni. Ma leggere quelle storie le ha ridato vigore, e mi ha fatto capire che essa brucerà sempre dentro di me.
Si ravviva dolorosamente quando incappo in storie terribili, e sono tante, se uno cerca ne trova a bizzeffe di orrori perpetrati nei confronti degli animali.
Ma si ravviva anche con gioia quando leggo di liberazioni, di lieto fine, perché esistono anche queste, e grazie a persone che con abnegazione si dedicano a tirare fuori dall'inferno alcune delle tane disgraziate bestie che la nostra società considera "da reddito".
L'ho già scritto una volta, lo ripeto qui. Io non credo che riuscirei a guardare in faccia l'orrore. Non potrei mai andare a filmare o fotografare ciò che accade in quei luoghi nascosti che sono gli allevamenti e i macelli, o a partecipare a presidi davanti ai mattatoi (come fa coraggiosamente Rita, ad esempio). Io morirei a vedere quegli animali passare a pochi centimetri da me e sapere di non poter fare niente per portarli via da lì. Forse è un atteggiamento infantile, ma per me sarebbe insostenibile. 
Posso guardare senza battere ciglio massacri cinematografici di ogni genere, ma quello no.
Perché quello è vero, ed è una violenza talmente arbitraria e perpetrata su esseri talmente alla nostra mercé che mi è insopportabile.
Però in questo 2016 ormai prossimo voglio andare in uno dei santuari per animali che ci sono nei dintorni di Milano, gestiti sempre dall'associazione Vitadacani, e fotografare gli animali che ci vivono, al sicuro, liberi di essere se stessi, di sviluppare e esprimere la propria individualità, finalmente.

Quella fiamma brucerà sempre, alimentata dal male e dal bene, dall'orrore e dalla meraviglia, mentre apro gli occhi nella tenebra o nella serenità di un rifugio.
Senza dimenticare mai loro che si perdono in quell'universo oscuro che preferiamo ignorare.


pattern trovato su Pinterest

domenica 19 luglio 2015

Luli

Nell'ultimo anno ho dovuto dire addio ai miei tre vecchietti, la Terranova Polly, il criceto Clint e il gatto Hitch, ed è stato doloroso, per quanto me lo aspettassi, data la loro avanzata età.
In questo luglio afoso mi trovo purtroppo a scrivere un piccolo saluto ad un altro animale che faceva parte in qualche modo della mia famiglia, essendo la gattina dei miei zii che vivono a pochi metri da casa nostra, e che, se un infausti destino non le fosse piombato addosso, avrebbe potuto vivere ancora molti anni con mia zia e mio zio, che tanto amava e che tanto la amavano.
Lulù, Luli come la chiamavano sempre, era giunta un po' di anni fa a casa dei miei zii.
Era da poco morto, a causa di una grave malattia, il loro precedente gatto, anche lui giunto a casa loro da chissà dove.
Luli era uno dei gatti di una nostra vicina, e si è proprio trasferita di sua spontanea volontà a casa dei miei zii, perché evidentemente non voleva più saperne di casa sua e della sua padrona.
Era una gattina molto bella, dolce, buona, che non si allontanava mai.
Un gatto ideale, insomma, che in breve aveva conquistato il cuore dei suoi nuovi umani, mia zia e mio zio.
A mio zio in particolare era legatissima.
Tutti immaginavamo per lei un'esistenza lunga e serena.
Poi circa due settimane fa vengo a sapere che è stata aggredita da una cagna da caccia che abita più su lungo la strada.
Una cagna che in quei giorni scappava spesso dal suo giardino.
In una di queste fughe è piombata sulla povera Luli, che probabilmente dormiva, sui gradini esterni che scendono all'officina di mio zio, e dove lei stava spesso.
La gattina aveva molta paura dei cani, per cui immagino che non l'abbia proprio sentito arrivare.
I miei zii hanno sentito l'agguato dal giardino soprastante dove si trovavano, hanno guardato giù, e subito sono corsi alle scale. Non so se la cagna fosse già fuggita a questo punto.
Hanno preso in braccio la povera Luli, che lasciava andare le zampine posteriori e cercava di leccarsi la schiena dove il cane l'aveva afferrata.
Ricovero immediato dal veterinario, decisione di provare un'operazione rischiosa dagli esiti imprevedibili.
Sopravvive all'operazione, ma deve rimanere ricoverata. Muove un pochino le zampette.
Il veterinario manifesta un certo ottimismo, dice ai miei zii che forse potranno portarla a casa a continuare la convalescenza.
Poi cominciano però cali di pressione. Devono farle una trasfusione. A casa così non la si può portare.
Venerdì sera la piccola Luli muore per un arresto cardiaco.

Mi dispiace veramente moltissimo per Lulù, e capisco il dolore dei miei zii.
Un conto è una morte per vecchiaia, che in qualche modo si riesce ad accettare. Ma una morte così, che arriva come un fulmine a ciel sereno, è davvero dura da mandar giù.
E' l'Imponderabile che sempre può emergere dalle pieghe delle nostre esistenze.

Forse Luli, con la fierezza tipica dei gatti, ha preferito andarsene che vivere semiparalizzata.
Io ho questa sensazione.
Di certo so che la sua presenza dolce e affettuosa rimarrà accanto ai miei zii, nelle stanze e nel giardino in cui aveva trovato la serenità.
Ciao Luli.

Luli qualche anno fa.